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La funzionalità e la efficienza del sistema di protezione civile dipendono da uno specifico «Codice» che - dal 2018 - ne disciplina l'organizzazione, le modalità di intervento, la capacità di mobilitare e coordinare l'azione dei diversi livelli di governo e dei cittadini. Si tratta, tuttavia, di una disciplina che non era stata progettata per far fronte ad emergenze come quelle pandemiche. Per cui, se da un lato esso esprime il tentativo di costruire un sistema compiuto di prevenzione e gestione degli eventi calamitosi nel nostro Paese e delle dinamiche ambientali, dall'altro ha dovuto sperimentare un'applicazione del tutto imprevista nei presupposti di fatto e di diritto che la diffusione del Coronavirus ha determinato. In altre parole, il Codice della Protezione civile si è trovato a misurarsi con una duplice e drammatica esperienza di rodaggio: la prima, rappresentata dalla comunque difficile messa in opera del Codice a fronte di emergenze alimentate dalle fragilità ambientali del Paese; la seconda, costituita da una forzosa lettura operativa, la crisi pandemica appunto, necessitante di complessi adattamenti interpretativi e organizzativi. Ne è derivato un esperimento audace, ricco di incognite e di opportunità innovative sul piano culturale, giuridico, politico-istituzionale e tecnico-organizzativo. Ed è attorno a tali profili che vertono i contributi del volume, che si interroga sul presente e sul futuro della Protezione civile in Italia.
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