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Negli anni Settanta alcuni viticultori del Sannio beneventano individuano nella Falanghina un potenziale enologico ancora acerbo, ma suscettibile di fruttuosi sviluppi. Ha così inizio il processo di valorizzazione di questo vitigno autoctono, prima a livello aziendale e poi corale, che dura ormai da mezzo secolo e che ha attivato una trasformazione del paesaggio produttivo e antropico. La presenza storica e ben radicata di quest'uva sul territorio ha offerto la possibilità ai coltivatori e ai produttori, grandi e piccoli, di ampliare l'areale vitato a Falanghina, di aumentarne la produzione complessiva e di renderlo sostenibile, fino a trasformare la Falanghina in una cultivar identitaria. Il prodotto enologico si è intrecciato alle feste, ai riti e alle narrazioni della comunità come i pampini ai tralci. La vite si è innestata nella vita, al punto che oggi si può identificare un vero e proprio patrimonio culturale, materiale e immateriale, che ruota intorno al vino Falanghina, e una comunità patrimoniale, consapevole e attiva, che si adopera a buon diritto per la candidatura Unesco di questo bene comunitario. Il volume analizza la dimensione economica e storico-antropologica di questa straordinaria risorsa del Sannio beneventano.
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