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Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Reparto: Diritto
ISBN: 9788817060301
Data di pubblicazione: 07/11/2012
Numero pagine: 329
Collana: Futuropassato
Il rifiuto dei forti di accettare, anche per sé, le regole poste per gli altri cittadini, prima tra tutte la sottoposizione al controllo giudiziario dei comportamenti potenzialmente illeciti, sta scardinando le basi del diritto uguale e dello Stato di diritto. Pressati da vent'anni di campagne mediatiche da parte di una destra ostile e di una sinistra che sembra unita solo nell'appoggio alla magistratura, pensiamo che l'amministrazione della giustizia sia oggi votata al controllo dei poteri forti e resti a volte l'unico argine di fronte all'arroganza della politica: abbiamo sotto gli occhi maxi processi di mafia, inchieste sulla corruzione, indagini sulle condizioni di lavoro... Ma forse si tratta solo di un'illusione. In quest'analisi lucida e senza sconti Livio Pepino, protagonista di quarant'anni di magistratura nel nostro Paese, spiega come, a dispetto di quanto ci viene raccontato, i risultati della giustizia nel contrasto dei poteri forti sono in realtà assai ridotti e, nell'ultimo decennio, in costante diminuzione. Al contrario, nel generale disinteresse, le carceri continuano a riempirsi delle fasce più deboli della società: migranti, tossicodipendenti, manifestanti senza copertura politica. Una deriva autoritaria che sembrava superata e che sta invece tornando con forza. Pepino lancia così un allarme di estrema serietà: perché si può e si deve immaginare una giustizia davvero uguale. È un obiettivo che riguarda tutti noi.
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