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La capacità dei contratti collettivi aziendali di derogare, spesso in modo ablativo o peggiorativo, trattamenti già regolati dal contratto collettivo nazionale di categoria o dalla legge ha acquisito nel tempo importanza crescente e decisiva dopo la crisi economica del 2008, fino ad acquisire i caratteri di una vera e propria funzione, ponendo necessità di regolamentazione che sono state assecondate in modo differente - e talora confliggente - dalle parti sociali con l'Accordo interconfederale del 2011 e dal legislatore con il d.l. n. 138/2011, suscitando interrogativi di tenore pratico quanto teorico e sistematico. Questo si esprime oggi, sul piano dell'autonomia privata contrattuale, nelle regole dettate dagli accordi interconfederali più recenti, come il Testo unico sulla rappresentanza per l'industria, poi diffuso e recepito in altri settori, e l'ancor più recente Accordo del 9 marzo 2018 relativo a "contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva" mentre, sul piano legislativo, trova un nuovo referente nelle nuove regole tracciate dall'art. 51 del d. lgs. n. 81/2015. Tali nuove coordinate confluiscono in uno studio di taglio monografico, che analizza il fenomeno della contrattazione in deroga in una prospettiva completa e unitaria.
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