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Il tema dei diritti umani ha un preciso significato per ogni giurista. Se il fondamento di un sistema di diritto è dimostrare che non è vero che il più forte ha sempre ragione, il rapporto tra lo Stato (ammesso che lo Stato esista) e l'individuo costituisce il principale esempio di rapporto tra un soggetto forte e uno debole. Sul piano internazionale, le norme in materia di diritti umani possono essere viste come il segno della trasformazione del diritto internazionale da un sistema fatto per gli Stati a un sistema che tiene conto anche degli individui. Vi è anche un collegamento tra i diritti umani e l'obbligo fondamentale previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, ossia il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali: non vi può essere pace dove i diritti umani fondamentali non sono rispettati. Lo dice già l'art. 55 della Carta e lo conferma, in modo molto suggestivo, Bob Marley. Nel primo capitolo del volume sono trattati gli aspetti generali della tutela dei diritti umani nell'ambito del diritto internazionale. Nel secondo e nel terzo, vista l'impossibilità di considerare in dettaglio tutti i singoli diritti umani, l'esposizione si concentra su due diritti umani - il diritto alla vita e il diritto a non essere sottoposto a tortura - che appaiono particolarmente emblematici per cogliere il significato della materia. Non è, infatti, indispensabile soffermarsi su quanto alti siano i "valori" cui i diritti umani s'ispirano. È più utile percorrere il versante opposto, vale a dire descrivere a quale livello di bassezza si siano ridotti gli Stati (pochi? molti? tutti?) e valutare quale sia l'efficacia, purtroppo ancora incompleta, che gli strumenti internazionali offrano per contrastare tale bassezza.
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