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Con il contributo di storici e giuristi che hanno lavorato sulla base di fonti spesso inedite o non pienamente indagate, il volume ricostruisce la personalità e l'azione del giurista cremonese Giuseppe Cappi (Castelverde, 1883 - Roma, 1963). Figura paradigmatica della classe dirigente che, tra i primi del Novecento e la Ricostruzione, seppe unire le dimensioni dall'impegno politico locale e nazionale, Cappi si formò nei valori familiari del cattolicesimo. Studiò tra Pavia, dove fu alunno del Collegio Ghislieri, e Genova, dove si laureò in Giurisprudenza in un clima culturale dalla forte impronta liberale. Da antifascista visse il Ventennio sotto stretto controllo di polizia, per poi riprendere la militanza nel partito cattolico nel 1946, quando fu eletto alla Costituente. Partecipò attivamente alla stesura di varie norme della Carta fondamentale, in particolare l'art. 8 concernente i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose. Legò la propria parabola politica ad Alcide De Gasperi, di cui fu stretto collaboratore, contribuendo a definire le linee di politica estera dei suoi Governi. Giudice costituzionale fin dal 1955 e presidente nel 1961, rimase figura discreta ma essenziale della prima stagione della Repubblica.
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