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Che cosa ci fa "Il ramo d'oro" di James G. Frazer nell'antro del colonnello Kurtz, nelle scene finali del film Apocalypse Now? Perché il monumento di un'antropologia ancora ottocentesca, positivista ed evoluzionista diviene, nel corso del Novecento, emblema del rapporto con l'irrazionale e con le oscure profondità dell'inconscio? Il volume risponde a questi interrogativi seguendo il paradossale destino dell'opera di Frazer: presto criticata e messa da parte nel campo dell'antropologia scientifica, ha tuttavia influenzato profondamente le avanguardie artistiche e letterarie in virtù di una struttura testuale complessa, che sembra smentire le stesse intenzioni teoriche dell'autore alludendo a un sostrato magico e analogico del pensiero umano ben presente, come l'inconscio freudiano, sotto la superficie della "civiltà". Il libro indaga gli usi del Ramo d'oro da parte di Freud e della psicoanalisi, di Wittgenstein e di scrittori come, fra gli altri, T. S. Eliot, Joyce e Conrad. Quanto all'antropologia, essa può oggi tornare a relazionarsi con Frazer proprio attraverso queste letture spurie e interdisciplinari.
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