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L'esistenza di un divario territoriale fra il Centro-Nord e il Mezzogiorno è una caratteristica storica del nostro paese, ma nel XXI secolo le dinamiche regionali sono divenute più complesse e interessanti, nell'ambito di una profonda trasformazione demografica e di un relativo "declino" economico. Il volume, nella prima parte, mostra come tutte le regioni italiane abbiano raggiunto risultati molto inferiori alle medie europee e si sia determinata una sensibile emigrazione giovanile, specie a partire dal Nord. L'area più forte del paese si è diversificata: regioni come Piemonte e Marche hanno subito processi di deindustrializzazione, mentre Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno conservato una significativa presenza industriale. È cresciuto il settore dei servizi, ma le nuove attività terziarie si sono molto concentrate nelle città, acuendo le disparità con il resto del paese. Le aree interne, che si caratterizzano per minore disponibilità di servizi di istruzione, sanitari e di trasporto, stanno sperimentando pericolosi processi di spopolamento. Le politiche pubbliche dovrebbero promuovere la coesione territoriale: come documenta la seconda parte del libro, non è ciò che è accaduto in Italia, dove, con l'austerità di bilancio, in particolare le politiche di investimento materiale e immateriale sono divenute meno efficaci, specie nei territori più deboli.
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