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Editore: Bompiani
Reparto: Letterature straniere: testi
ISBN: 9788830101791
Data di pubblicazione: 24/02/2021
Numero pagine: 368
Collana: Overlook
Per i libri di Evelyn Waugh - il grande scrittore inglese di "Ritorno a Brideshead", "Declino e caduta" e altri capolavori di eleganza e sense of humour - bisognerebbe inventare un genere diverso dal risvolto di copertina e mettere in guardia il lettore. Prendiamo questa "Autobiografia di un perdigiorno" (anno 1964) per la prima volta tradotta in italiano. Non aspettiamoci la solita autoglorificazione dello scrittore di mezz'età: Waugh ci accompagna prima a conoscere il suo albero genealogico zeppo di caratteracci e tipi bizzarri, poi passa a tratteggiare un padre vagamente ostile e una madre vagamente chioccia, ed ecco infine il giovane Evelyn così insicuro della propria vocazione letteraria e così malevolo verso se stesso da rasentare casomai l'autodiffamazione. Come scrive Mario Fortunato nella nota che introduce il volume, "la realtà per Waugh non è che la nostra fantasia ridotta ai minimi termini". Di conseguenza molti personaggi realmente esistiti - da Harold Acton a Anthony Powell, Nancy Mitford e tanti altri compagni a Oxford di una giovinezza scapestrata e parecchio alcolica, ripercorsa con divertimento e qualche nostalgia - assumono nomi fittizi e si trasformano in personaggi romanzeschi imprevedibili e capricciosi, dando vita a una girandola di situazioni degne della migliore letteratura umoristica del Novecento. Perciò in guardia, lettore: più che un'autobiografia questo libro è un ritratto dell'artista da farabutto. L'unico ritratto sincero e spietato che un grande scrittore come Waugh poteva consegnarci.
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