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"Charles Baudelaire intimo" viene pubblicato per la prima volta nel 1911, postumo. È un ritratto del grande poeta francese da parte di un amico, Gaspard-Félix Tournachon, universalmente noto come Nadar, che è anche uno dei più grandi fotografi. «Glorificare il culto delle immagini, mia grande, unica, primitiva passione!» scrive Baudelaire ne "Il mio cuore messo a nudo". Il sodalizio fra i due geni resiste in virtù della vocazione/devozione per l'immagine, religione per entrambi, diversamente professata. Da Nadar con le magnifiche sorti della scienza e della tecnica - ma lui non è straniero al mondo in cui è nato: protetto da uno scudo smisurato in lega di talento, ego e autoironia, sopravviverà titanico ai lutti e ai fallimenti. Si perdeva per il sogno di Icaro, Tournachon, grandioso, mitologico, archetipico. Il vecchio Padre Tempo lo aspetterà sbuffando fino a novant'anni per dargli la soddisfazione di una sua trionfale retrospettiva all'Éxposition Universelle... Baudelaire, invece, estraneo addirittura a se stesso. Gli incubi ricorrenti degli ultimi anni, che traduce in progetti letterari ma non ha il cuore di portare a termine, radunano le macerie di mille Case Usher, e se evocano un mito è più simile a Cthulhu. Lo "scrittore della vita moderna" tollera la vita moderna solo se mediata dall'arte, perché la vita che non è arte, inerte conseguenza della natura, lasciata all'incuria, non può essere altro che bruttezza esteriore e interiore...
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