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Editore: Bollati Boringhieri
Reparto: Psicologia
ISBN: 9788833958835
Data di pubblicazione: 28/05/2015
Numero pagine: 208
Collana: Programma di psicologia psichiatria psicoterapia
«Si vis vitam, para mortem. Se vuoi sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte». Nell'esortazione di Freud, scandita mentre era in atto la carneficina della prima guerra mondiale, riecheggiano i millenni della storia umana, gli immani tentativi di ogni civiltà di fronteggiare quella che è stata chiamata «la regina di tutti i terrori», allestendo gli apparati simbolici che mettevano la morte in continuità con la vita e la accoglievano nel perimetro dei viventi secondo principi socialmente condivisi e canoni ritualizzati. Oggi, dopo che si è interrotta la lunga tradizione di pratiche relazionali intorno al morire - sempre più espulso dal comune orizzonte cognitivo, emozionale e valoriale, ma al contempo oggetto di dibattuti protocolli bioetici che disciplinano le terminalità protratte -, è ineludibile educare alla mortalità. Diffusa da decenni nei Paesi anglosassoni, la Death Education si propone di rinsaldare gli ancoraggi psicologici che consentono di riconoscere i profili dell'angoscia, prevenire i fattori scompensanti del lutto patologico ed elaborare i vissuti di perdita a tutte le età, in particolare durante l'adolescenza, quando è maggiore il rischio di condotte autolesive e ideazioni suicidarie e rimane ancora indefinita la tassonomia di gravità delle esperienze. Un buon esercizio di resilienza, che Ines Testoni prospetta nella sua completa ricognizione dei Death Studies, ma che ritiene essenziale integrare, durante l'iter scolastico, con un potenziamento della competenza spirituale, ossia con una riflessione sul significato della caducità e della finitudine che coinvolga la dimensione intrinseca dell'individuo, al di là di ogni regolamentazione confessionale. Per sottrarre l'inevitabile alla presa devastante dell'emergenza bisogna, fin da piccoli, educare al dolore supremo linguaggi e comportamenti: solo così «chi muore non è abbandonato e non abbandona nessuno». Prefazione di Emanuele Severino.
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