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Dal 1934 al 1990, anno della morte, Alberto Moravia scrive d'arte, dedicandosi alla critica militante su riviste, giornali e cataloghi di mostre: qualcosa di più di una passione, una vera e propria attività parallela che gli ha permesso di raccontare un lungo periodo del Novecento, con una particolare predilezione per la pittura figurativa. Il volume, attraverso una trentina di opere selezionate tra quelle che ha più amato e raccontato, è dedicato a questo aspetto poco conosciuto dello scrittore, delineandone il percorso cronologico. A partire dagli anni trenta Moravia scrive per i Sei di Torino, in particolare per Carlo Levi che conosce a Londra, quindi affronta la Scuola Romana di Capogrossi e Mafai, cominciando la lunga frequentazione e complicità con Renato Guttuso di cui sarà amico per tutta la vita. Negli anni sessanta intrattiene un dialogo molto fecondo con Mario Schifano, che lo introduce all'ambiente pop della Capitale e all'opera di Giosetta Fioroni e Titina Maselli. Senza dimenticare l'interesse per il Surrealismo e per pittori che si muovevano controtendenza, come Antonio Recalcati e Piero Guccione.
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