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La collezione di opere di Adolfo De Carolis (1874-1928) appartenenti alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Fermo evidenzia l'eclettismo dell'artista piceno che, oltre a segnalarsi come xilografo e come pittore, ha affrontato imponenti imprese decorative al pari dei grandi maestri del Rinascimento da lui molto ammirati, ma si è avvalso anche delle più moderne tecnologie come la fotografia per documentare le attività del mondo dei campi e della marineria adriatica, non soltanto per servirsene in vista delle sue realizzazioni pittoriche, ma anche con l'intento di lasciare una testimonianza visiva degli stili di vita che, pochi anni dopo, sarebbero stati trasformati dall'avanzare inarrestabile del progresso. Il Trittico del mare del 1907, recentemente restaurato, è un'opera emblematica della capacità di De Carolis di sublimare la dura quotidianità dei pescatori piceni attingendo all'epos omerico, mentre l'insieme della collezione testimonia l'importanza che il pittore attribuiva al disegno come strumento indispensabile per la realizzazione delle sue opere. Gli studi eseguiti con tecniche diverse per i grandiosi cicli destinati al Palazzo del Governo di Ascoli Piceno, al salone del Palazzo Comunale di Bologna, alla cappella di San Francesco nella basilica di Padova, all'aula magna dell'Università di Pisa e alla villa Puccini di Torre del Lago sono la prova di quanto De Carolis condividesse la tradizione accademica del primato del disegno, quando oramai le avanguardie avevano già cominciato la loro opera di sovvertimento di quella stessa tradizione.
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