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Tra il 1968 e il 1978 Giorgio de Chirico abbandona il precedente periodo ispirato al barocco e riprende a dipingere manichini, piazze d'Italia e altri enigmi con nuove rielaborazioni e invenzioni: è il periodo della neometafisica. Attraverso un'accentuata ironia, colori più accesi e cadenze più giocose, l'artista si stacca dalla propria visione nichilista degli anni dieci e reinterpreta in forme più serene, anche se non prive di qualche malinconia, i temi del passato. La metafisica degli anni dieci voleva esprimere l'incomprensibilità, l'assurdità, la mancanza di significato dell'esistenza che de Chirico, seguendo Schopenhauer e Nietzsche, aveva anche teorizzato nei suoi scritti. Ora il sentimento dell'insensatezza dell'universo si è attenuato ed è osservato con distacco. Giunto quasi alla fine della sua lunga e operosa vita, de Chirico, che ha ormai dagli ottanta ai novant'anni, guarda con quieta saggezza e ironica levità al senso ultimo della commedia umana.
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