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Sebbene il ''Critone'' faccia parte, secondo la comune opinione, dei dialoghi giovanili come l'''Apologia'', dal punto di vista formale e contenutistico si presenta come una sorta di prologo alle ''Leggi'', opera della tarda maturità. La vicenda del dialogo è nota: Critone, discepolo e amico d'infanzia di Socrate, una mattina dell'anno 399 a.C. si reca in carcere a fargli visita e lo incita a fuggire per evitare la condanna a morte. Socrate, in piena libertà e coscienza, rifiuta l'invito e ribadisce che non è lecito reagire all'ingiustizia con l'ingiustizia. La legge, per Platone, non è dunque frutto di una semplice convenzione tra cittadini ma è uno dei due contraenti; i soggetti del rapporto giuridico sono, da un lato, le Leggi stesse, dall'altro, i cittadini. E Platone fa parlare direttamente le leggi personificandole nella celebre Prosopopea. Il messaggio del dialogo è tra i più alti e rivoluzionari di tutto il pensiero e la cultura greca: la violenza non è mai vittoriosa, il vero vincere consiste nel con-vincere, nel persuadere sulla base del ragionare, e se ciò non sempre accade, bisogna continuare a testimoniare la verità, anche a costo della vita. Il volume, curato da Giovanni Reale, studioso di Platone di fama internazionale, è destinato a rimanere un punto di riferimento anche per gli specialisti, per le soluzioni riguardanti la datazione e l'interpretazione filosofica e letteraria del dialogo. Il ''saggio introduttivo'' affronta tutte le problematiche del dialogo, la traduzione è impostata in modo drammaturgico (in particolare nella Prosopopea delle Leggi), le ''note al testo'', le ''parole chiave'' e la ''bibliografia'' completano il volume. Il testo greco a fronte della traduzione riproduce l'edizione critica oggi di riferimento.
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