Con ogni acquisto su Bookdealer sostieni una libreria indipendente del territorio.
Editore: Adelphi
Reparto: Letterature straniere: testi
ISBN: 9788845931598
Data di pubblicazione: 13/04/2017
Numero pagine: 379
Collana: Biblioteca Adelphi
Nel settembre del 1937 Antonin Artaud venne arrestato a Dublino, dov'era andato per restituire agli irlandesi il Bastone di San Patrizio. Espulso come «straniero indigente e indesiderabile», sbarcò la settimana dopo a Le Havre già in camicia di forza, pronto per marcire in manicomio a tempo indeterminato. Nel febbraio del 1943, grazie agli sforzi del poeta Robert Desnos, venne trasferito nel territorio di Vichy e assegnato all'istituto di Rodez, diretto da Gaston Ferdière - vecchio sodale dei surrealisti parigini, poeta dilettante, seguace dell'arteterapia, nonché pioniere della «terapia per convulsioni elettriche», ovvero l'elettroshock. A Rodez, dove rimase sino al maggio 1946, dopo anni di silenzio Artaud ricominciò a scrivere, soprattutto lettere: agli amici - Jean Paulhan, Roger Blin, André Gide, Arthur Adamov -, alla madre, ai medici che lo avevano in cura, in particolare il dottor Ferdière, suo salvatore e suo aguzzino. Sono pagine incandescenti, dove Artaud parla della fame, delle privazioni che è costretto a subire e degli orribili effetti di spossessamento e torpore causati dagli elettroshock, ma non solo: parla di mistiche e di santi, di teatro e di poesia, della Alice di Carroll e dei libri di Guénon, del rifiuto della sessualità in nome dell'aspirazione a un'assoluta castità e dell'«affatturamento» di cui si ritiene vittima, della famiglia mitica che si è costruito e dei demoni che lo martirizzano. E soprattutto rivendica il suo essere un poeta veggente che anela - ed è un anelito tutt'altro che delirante - a una verità metafisica.
Registrati gratuitamente e ottieni subito un codice sconto per il tuo primo acquisto.