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Non facciamo del bene. Inchiesta sul lavoro sociale tra agire politico e funzione pubblica
Morniroli Andrea , Scancarello Gea

Non facciamo del bene. Inchiesta sul lavoro sociale tra agire politico e funzione pubblica

Editore: Donzelli

Reparto: Problemi e servizi sociali

ISBN: 9788855227162

Data di pubblicazione: 24/03/2025

Numero pagine: 144

Collana: Occhielli


16,00€
Si fa attendere

Sinossi

Il mondo del lavoro e dell'impresa sociale oltre i luoghi comuni e le visioni di comodo. Un appello appassionato perché una professione, troppo spesso confusa con una missione, ritrovi la dimensione che deve avere: quella politica. Trecento lavoratrici e lavoratori delle cooperative sociali vengono licenziati dall'Azienda sanitaria di Napoli dopo trent'anni di servizi essenziali nel campo delle tossicodipendenze, della cura degli anziani e delle malattie croniche, in quella che è stata a lungo una virtuosa integrazione tra pubblico e privato sociale. Questi lavoratori, come tanti altri, sono coloro che, nella sempre più carente offerta di servizi sanitari pubblici e nel rafforzamento del privato, dovrebbero essere il modello. Sanità, assistenza, scuola, accoglienza ai migranti sono solo alcuni dei settori in cui lo Stato perde terreno e trova nell'impresa sociale una stampella essenziale ma non sufficientemente riconosciuta. Senza questi lavoratori in molti casi alcuni diritti non sarebbero garantiti. Questo libro nasce dall'incontro tra l'operatore sociale che ha attraversato decenni di vita pubblica e la giornalista impegnata, abituata a inquadrare i fenomeni spogliandoli della retorica e della propaganda, a scarnificarli per farne emergere l'essenza, spesso con tutto il suo carico di violenza. Molti osservano questo scenario da bordo campo, ma qualcuno è sul campo, sempre più un campo di battaglia. C'è chi fa, ogni giorno: operatori e operatrici sociali che insieme alle loro cooperative sociali e ai loro enti stanno all'intersezione tra le situazioni reali, con le loro inimmaginabili complessità, e le pessime politiche che avrebbero la pretesa di governarle. C'è un triste dato di partenza. Smarriti nella sostanziale continuità di governi sempre più staccati dalla realtà su cui dovrebbero incidere, gli operatori sociali hanno spesso perso la consapevolezza del proprio agire. Chiunque abbia sfogliato un giornale nell'ultimo ventennio conosce derive che hanno indignato: cooperative piegate alla logica del profitto nel trattamento inumano di migranti, carcerati, marginali. I finti buoni che si arricchiscono sulla pelle di chi sta male: esiste forse un discorso più efficace da offrire in pasto a un'opinione pubblica livida per confondere le acque e sbagliare le diagnosi e i rimedi? Questo libro scomodo, invece, pur senza fare sconti o nascondere quello che non va, entra nel mondo del lavoro sociale per evidenziare come possa rappresentare una risorsa preziosa a patto che recuperi la propria natura originaria: le operatrici e gli operatori sociali non devono essere visti come curatori fallimentari dell'esistente, ma come costruttori di politiche che abbiano al centro le persone, i luoghi, le comunità.

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