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Il volume si inserisce nell'ampia e diversificata produzione critica riguardante la rappresentazione dello spazio, proponendo spunti di riflessione non solo sul rapporto fra studi geografici e letterari, ma anche sulla cruciale interazione fra parole e luoghi. I testi sono prodotti dallo spazio e producono lo spazio, si radicano in un tempo che è storia e memoria. Proprio per questo motivo, i saggi qui riuniti si concentrano su alcune particolari tipologie di spazi chiusi, con l'obiettivo di indagare il loro ruolo e le simbologie di cui divengono portatori. Emblemi di isolamento, separazione o rifugio, gli spazi chiusi mostrano l'instabilità e la soggettività dei concetti di protezione e reclusione: che si tratti di carceri, ospedali psichiatrici o soffitte, di case o stanze, tessono un dialogo con le problematiche identitarie e contribuiscono a plasmare esistenze reali o fittizie. Se spesso hanno la funzione di marginalizzare gli individui che vi si trovano segregati, possono però conferire loro un potere straordinario. La parola, infatti, serve a spezzare la reclusione, oltrepassa i muri, supera i limiti che confinano. Le voci varcano le soglie. Basta saperle ascoltare.
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