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Questo volume raccoglie saggi sul teatro, la poesia e l'impegno civile di Giuseppe Fava, scrittore e drammaturgo, nato a Palazzolo Acreide nel 1925 e morto a Catania nel 1984, freddato da due sicari della mafia all'uscita del Teatro Stabile. La sua è una drammaturgia delle contaminazioni dei generi e delle forme, e soprattutto delle pratiche di recitazione. Protagonista di un'intensa e costante collaborazione con l'attore Turi Ferro, sperimentò temi, contesti e una prassi scenica che si intersecano anche con la cultura e la storia nazionale. Fava concepì il suo impegno artistico e letterario come esercizio di un potere investigativo e inquisitorio che si fonda sulla scelta esistenziale di quella libertà che non è originariamente connaturata all'uomo, ma è ardua e consapevole conquista di un decoro personale sostanziato di integrità morale; una dignità che non è mai negoziabile, qualunque possa essere il prezzo da pagare, e che è anche acquisto ed esercizio di un potere effettivo fondato su un'accurata comprensione della realtà. La drammaturgia di Fava è un ricco giacimento per la storiografia teatrale e la storia del nostro Paese.
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