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Lasciate ogni pensiero o voi ch'intrate
Arispe Nicolas

Lasciate ogni pensiero o voi ch'intrate

Editore: Logos

Reparto: Disegno, arti decorative e minori

ISBN: 9788857609973

Data di pubblicazione: 11/09/2018

Numero pagine: 40

Collana: Illustrati


17,00€
Esaurito

Sinossi

È un viaggio questo nuovo volume di Nicolás Arispe. Il viaggio di una donna-uccello nello spazio, nella storia e tra citazioni infinite. Un viaggio nel sogno e nelle paure dell'uomo moderno. Aprendo gli occhi la donna-uccello si trova circondata da una massa pulsante di gufi, che la schiacciano e le impediscono di muoversi. Chi sono? Dove si trova? Stacco di scena, e la vediamo entrare nella ciminiera di una fabbrica, da cui improvvisamente sbuca in un quadro di De Chirico. Ma subito precipita, tra Arpie che la inseguono e la mordono, e precipitando cade in mare e si inabissa tra creature spaventose e dai denti aguzzi che sembrano volerla divorare. E poi caverne oscure, streghe, malefici uccelli neri, diavoli e inquietanti inquisitori, in un mondo asfissiante e carico di angoscia da cui non desideriamo altro che fuggire insieme a lei. In questo nuovo lavoro, attraverso i raffinati tratti in bianco e nero caratteristici del suo stile, l'autore ci immerge in un'atmosfera onirica, evocata dai gufi, animali notturni per eccellenza, dalle opere di De Chirico e da animali provenienti dai bestiari medievali. Nell'incubo vissuto dalla donna-uccello, Arispe concretizza quella che è la realtà quotidiana dell'uomo contemporaneo, fatta di sfruttamento (dalla ciminiera della fabbrica al lavoro nei campi con tanto di cappio al collo), emarginazione (i gufi che la respingono), senso di colpa, stigma sociale (un sabba di streghe che sembrano uscite direttamente da un trattato medievale) e ansia per il tempo che scorre inesorabile (le Arpie). Il tutto in uno straordinario gioco di richiami e citazioni, in cui lo stile dell'autore attinge alle fonti più svariate: dai bestiari e trattati medievali alla pittura metafisica, da Bergman ed Eisenstein a Grünewald, Goya e Millet, fino ai costumi teatrali disegnati da Malevic. Non manca un piccolo rimando anche al Libro Sacro e, naturalmente, al Parco dei mostri di Bomarzo che ha fornito il titolo all'opera. Al culmine dell'angoscia, braccata da un'orda di esseri raccapriccianti che ricordano le rappresentazioni medievali delle tentazioni dei santi, stretta tra mostri che sembrano non lasciarle scampo, la donna-uccello si ritrova nel suo nido. Si è risvegliata dal suo incubo... e noi?

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