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Una storia criminale del mondo. Colonialismo e diritti umani dal 1492 a oggi
Zaffaroni Eugenio Raúl

Una storia criminale del mondo. Colonialismo e diritti umani dal 1492 a oggi

Editore: Laterza

Reparto: Geografia e storia

ISBN: 9788858157435

Data di pubblicazione: 02/05/2025

Numero pagine: 248

Collana: I Robinson. Letture


22,00€
Disponibile dal 02-05-2025

Sinossi

I diritti umani hanno una 'storia breve' e una 'storia lunga'. Quella 'breve' l'hanno scritta i Paesi del Nord, ricchi e sviluppati, e comincia con la seconda guerra mondiale. Quella 'lunga' inizia invece nel 1492, con la cosiddetta 'scoperta' dell'America e la creazione europea di un sistema coloniale e criminale. Un sistema fondato su omicidi di massa (50 milioni di morti solo nelle Americhe), sulla privazione di diritti e sulla deumanizzazione. Zaffaroni propone un percorso critico legato ai molteplici modi in cui il colonialismo ha trovato espressione fattuale e ideologica, mettendo in discussione il suo rapporto con i diritti umani, originariamente celebrati come un trionfo proprio dalla stessa civiltà che ha teso la mano al patriarcato, alla misoginia, alla discriminazione, al razzismo e al classismo. Dallo smembramento dell'Africa al tardo colonialismo finanziario contemporaneo, passando per il colonialismo britannico in India e Oceania o quello francese in Indocina, i crimini dell'espansione americana e russa, i massacri delle repubbliche dell'ex Unione Sovietica e i crimini degli Stati Uniti e della Russia, i massacri delle repubbliche oligarchiche americane, le guerre in Congo, Algeria, Madagascar, Camerun, Malvinas, Iraq, Libia e Balcani, Zaffaroni porta alla luce questa 'storia lunga', occultata per giustificare tali atrocità con la sedicente superiorità della cultura colonizzatrice. Oggi, più che mai, dobbiamo riscattare la memoria di questi crimini e riconoscere che fanno parte della storia dei diritti umani. Le guerre e i conflitti esplosi di recente (dall'Ucraina a Gaza) ci mostrano che i diritti umani come categoria giuridica avranno un futuro solo se usati come strumento di lotta giuridica dei popoli, in grado di emanciparli da una posizione di subordinazione geopolitica.

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