Con ogni acquisto su Bookdealer sostieni una libreria indipendente del territorio.
Editore: Donzelli
Reparto: Diritto
ISBN: 9788860361295
Data di pubblicazione: 09/10/2007
Numero pagine: XIV-191
Collana: Virgola
Quali sono i meccanismi che hanno portato a legittimare l'idea di usare la morte come "pena"? Si può pensare di uccidere per fare giustizia? Questo libro nasce con un orientamento molto preciso: non tanto ricostruire la storia della pena di morte, quanto guardare alla morte come pena. Non è un gioco di parole. Accogliere il primo presupposto significa dare per indiscutibile la bestialità umana e accettare l'uccisione "giudiziaria" di una persona come un fatto naturale e ovvio, che è sempre esistito, del cui svolgimento si narra la storia, cominciando dagli antichi egizi o dagli assiro-babilonesi e finendo ai giorni nostri. Guardare dal secondo punto di vista significa constatare come non sempre la pena di morte sia stata usata come pena, e individuare quando e perché un mezzo di tale brutalità sia stato utilizzato dal legislatore, esaltato dagli intellettuali, applaudito dalla folla, sanzionato, presentato e sentito come uno strumento consono alla civiltà e alla religiosità di un popolo. Visto così, il problema non è più prendere atto della bestialità umana, ma cercare di capire perché l'istinto omicida è stato sublimato in istituto giuridico e come un momento impulsivo e incontrollabile dell'agire umano sia stato trasformato in azione legale, razionalmente predisposta, regolata da precise norme e sanzionata con una sentenza.
Registrati gratuitamente e ottieni subito un codice sconto per il tuo primo acquisto.