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Editore: Mondadori Università
Reparto: Scienza politica
ISBN: 9788861846746
Data di pubblicazione: 30/11/1999
Numero pagine: VIII-264
Collana: Saggi
L'11 settembre 2001, il mondo entra in una nuova era, l'era del terrore. Quel giorno, le parole «terrore», «terrorismo» e «islam» irrompono violentemente nelle nostre vite per non lasciarci più. Negli anni a seguire, la paura di attacchi imminenti e sempre più catastrofici viene alimentata e utilizzata strumentalmente dai governanti di tutto il mondo per giustificare interventi militari e politiche repressive nei riguardi di personaggi scomodi o gruppi indesiderati (oppositori politici, minoranze, immigrati) e per alimentare una cultura di sospetto generalizzata. Ma il terrorismo riesce a penetrare in modo sottile anche nella nostra vita quotidiana. Lo fa quando subiamo lunghi e fastidiosi controlli mentre ci accingiamo a prendere un aereo, o quando, presentandoci all'imbarco di un volo, ci vediamo sequestrare un vasetto di miele o una boccetta di shampoo. Lo fa, in modo sottile e nascosto, quando i nostri dati vengono raccolti, controllati e immagazzinati senza un nostro cosciente consenso. Ma cosa è davvero il terrorismo? Cos'è che lo rende così difficile da comprendere e incasellare ma allo stesso tempo così potente da ridefinire la nostra contemporaneità? Cos'è che fa sì che non se ne possa parlare o scrivere se non demonizzandolo? E quali sono le conseguenze di questa sua demonizzazione? È a questi interrogativi che cercheremo di rispondere in questo libro attraverso l'analisi critica del discorso sul terrorismo degli ultimi tre Presidenti americani e rivolgendo l'attenzione all'uso strumentale che di tale discorso hanno fatto (e continuano a fare) i governanti di tutto il mondo.
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