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Editore: Book Time
Reparto: Letterature straniere: testi
ISBN: 9788862182379
Data di pubblicazione: 17/07/2014
Numero pagine: 29
Collana: Minimamoralia
Non ho mai pensato di definire la stupidità attraverso un testo che ne chiarisse i confini, le caratteristiche, lo stato in cui si trova. Ho però sempre creduto che alcuni tra i filosofi di riferimento per la storia del pensiero avessero gli antidoti per allontanarla, o quantomeno per non cadere nelle sue spire. Non possiamo dire che Platone o Seneca fossero degli stupidi, anche se talvolta hanno pensato cose irrealizzabili; né credere, come fecero più per vezzo che per convinzione taluni grandi illuministi capeggiati da Voltaire, che i teologi scolastici approfittassero di questa invadente signora per diffondere le loro interminabili discettazioni. Schopenhauer poteva inveire contro Hegel e gli idealisti in generale, bollando come inutili e assurdi i loro sistemi, ma non si spinse ad affermare che quei cattedratici suoi rivali fossero degli stupidi. Nietzsche era definibile clinicamente pazzo, ma fu lontano dal contagio del sottile morbo che invece aveva colpito altri protagonisti della cultura, almeno durante gli anni in cui egli scrisse "Così parlò Zarathustra." Di Heidegger si potrà anche parlare male, ed egli ha offerto molte possibilità per farlo, ma nessuno può affermare con ragionevoli prove che fu uno stupido. Insomma, la filosofia alta è immune dal male in questione, anche se molti esegeti o professori o compilatori di manuali che hanno parlato di codesti grandi possono essere veramente degli stupidi.
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