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Leone de' Sommi Hebreo e il teatro della modernità
Pavesi Giorgio

Leone de' Sommi Hebreo e il teatro della modernità

Editore: Gilgamesh Edizioni

Reparto: Letteratura italiana: critica

ISBN: 9788868670856

Data di pubblicazione: 04/06/2015

Numero pagine: 112

Collana: Enki


12,00€
Esaurito

Sinossi

In seno alla comunità ebraica la festa di Purim assolve a funzioni sociali e ludiche simili al carnevale e viene festeggiata con balli, canti e rappresentazioni teatrali. A Mantova in pieno Rinascimento la qualità degli spettacoli, organizzati dagli ebrei, ha raggiunto un tale livello da suscitare l'interesse dei Gonzaga. Durante il governo dei duchi Guglielmo (1550-1587), e Vincenzo (1587-1612), si affida agli ebrei il compito di provvedere alla gestione degli allestimenti per le feste di carnevale e di rappresentanza. Leone de' Sommi, (1525-1591) corago dell'Università israelitica mantovana, ha il compito di creare, organizzare, coordinare e approntare tutti i soggetti che concorrono alla messinscena. Il palcoscenico che fin dal Medioevo era il luogo dove il giudeo era confinato al ruolo di figura derisoria, rozza ed esecrabile, con de' Sommi diventa la sede della mediazione fra ebrei e cristiani. L'ebreo è portavoce di una sapienza millenaria da valorizzare attraverso la divulgazione e l'interazione con la società in cui opera. L'azione di de' Sommi non si limita alla semplice realizzazione dello spettacolo ma, come commediografo, pur attenendosi alle regole teatrali, modula il testo per rivestirlo di un significato morale "tassare i vizi ed esaltare le virtù". In particolare con l'opera Commedia del fidanzamento (1550) (nell'originale Tzachut bedichuta de-qiddushin) de' Sommi prende spunto dalla tradizione, anche linguistica, biblica e talmudica, per scrivere la prima commedia in ebraico che, stravolgendo i precetti rabbinici, esalta la duttilità letteraria e la bellezza poetica della lingua sacra. Il teatro è un mezzo, ma la letteratura è la pietra angolare per costruire la modernità. Forte dell'esperienza maturata nell'allestimento degli spettacoli, stampa il trattato Quattro dialoghi in materia di rappresentazioni sceniche (1556-1586) in pratica il primo manuale di regia che - sulla base di rigorose premesse teoriche, o meglio di poetica drammaturgica dello spettacolo - definisce una chiara metodologia della messinscena teatrale moderna.

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