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Editore: Moretti & Vitali
Reparto: Letterature straniere: critica
ISBN: 9788871865966
Data di pubblicazione: 05/02/2015
Numero pagine: 144
Collana: Narrazioni della conoscenza
La leggenda del patto tra Faust e il demonio può essere letta come un mito: ovvero come una narrazione primordiale, grazie alla quale interrogarci sulla natura dell'essere umano e finanche sulla sua essenza. È quanto fa Francesco Roat in "Desiderare invano", seguendo passo per passo la vicenda narrata da Goethe, ma senza dimenticare - in frequenti, vertiginosi excursus - le tante altre opere letterarie, teatrali o musicali ispirate alla figura dello studioso che sottoscrive il più celebre dei patti stipulati tra l'essere umano e il diavolo. E lucidissima, a questo proposito, la riflessione che l'autore mette in campo intorno alle forme del desiderio e ai suoi aspetti irrisolti e paradossali. Il desiderio di conoscere ogni cosa e di carpire tutti i misteri del mondo è un'ambizione che eccede l'umano e si traduce, come osserva Roat, "non già in un anelito sovrumano quanto disumano"! L'umanità sta da un'altra parte. Si rivela solo affrancandosi dalle illusioni. Ritenere di poter sfuggire all'esperienza della morte e del dolore è perversione, è tradimento, è corteggiare un precipizio. Solo la coscienza della profonda unità del cosmo - alla quale siamo chiamati nascendo - può placare l'angoscia della caducità e può consentirci di abbracciare una visione della vita che sposti l'accento sul morire come legge dell'esistenza; può indurci a prendere consapevolezza dell'impossibilità di ogni assoluto, di ogni eterno piacere. Può consentirci di abbracciare i chiaroscuri di una persistente umbratilità.
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