Cronache dei tempi miei. Vol. 3: Cose di re, d'amore e di coltella di De Rosa Loyse; Iandiorio Virgilio - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Cronache dei tempi miei. Vol. 3: Cose di re, d'amore e di coltella
De Rosa Loyse , Iandiorio Virgilio

Cronache dei tempi miei. Vol. 3: Cose di re, d'amore e di coltella

Editore: ABE

Reparto: Usi e costumi, etichetta, folclore

ISBN: 9788872970768

Data di pubblicazione: 10/06/2022

Numero pagine: 144

Collana: I cartonati


35,00€
Si fa attendere

Sinossi

La narrazione di Loise De Rosa non è da considerare come una cronaca fredda di eventi di cui l'autore è stato spettatore, o anche semplicemente ascoltatore. Egli, infatti, è cantore di un'epopea popolare, che canta di gesta di re e principi e di gente comune, ma secondo uno schema narrativo che si avvicina al cunto. Si comprende bene che in questo modo le storie acquistano una esemplarità vicina al sentire della gente, diventando così un esempio da seguire o da evitare nella vita di tutti i giorni. Le imprese dei re e delle persone comuni così assumono un significato morale e, soprattutto, sono la testimonianza concreta della volontà divina che si manifesta nei modi e nelle forme che vanno oltre le intenzioni dei protagonisti. Spesso egli riassume in una sentenza il significato di una vicenda. Le espressioni latine riportate sono tratte in genere dai testi sacri o liturgici. Ma come accadeva molto spesso, i fedeli che partecipavano ai riti sacri ripetevano in latino le preghiere, ma con gli adattamenti lessicali per la comprensione dei testi da parte della maggioranza di essi, del tutto o in parte analfabeti. Cosa che si verificava anche per la toponomastica locale in latino o di ascendenza latina. Per esempio, le vineae domnichae (vigne dominiche) diventavano nella toponomastica del mio paese le vigne re lo gnecche, che non è un fantomatico personaggio, ma molto probabilmente un ipocoristico, un vezzeggiativo di gno signore. Il nostro autore si cimenta in citazioni latine tratte anche da autori classici e italiani. La trascrizione incerta delle parole latine è dovuta certamente ad una padronanza della lingua non corretta, ma a guardare bene il nostro autore aveva assimilato molto della cultura delle persone con cui era a contatto.

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