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Editore: ABE
Reparto: Biografia e genealogia
ISBN: 9788872971468
Data di pubblicazione: 31/01/2025
Numero pagine: 144
Collana: Viceré di re Filippo II Asburgo Austria
L'Anonimo cronista introduce il governo vicereale di Don Pedro di Castro con un inconveniente: la lite tra il fratello Don Francesco e Giovanni, figlio del deposto Conte di Bonivento, allontanato da Napoli e ripartito alla volta della Spagna, intrappolati in certi «ragionamenti fastidiosi». Tra le prime opere pubbliche di Pedro, nuovo Viceré, il quale governò dal 1610 fino al 1616, e che continuò, come il predecessore, a fidarsi del Fontana, incontriamo il castello puteolano di Baia. Egli risanò le finanze dello stato, in precedenza in balìa di Giovanni del Bonivento, del Reggente della Vicaria, e di D. Baldassar di Torres, beneficiando del braccio «di Don Michele Vaaz Nobile Portoghese, huomo pratichissimo in simiglianti faccende, e che forsi non havea pari l'Europa», smorzando la fame della povera gente. Durante i sei anni del governo di Pedro molti furono i terribili e curiosi fatti che si susseguirono, a partire dall'incendio di Montevergine, dove «alli 21 de Maggio 1611, et fu tal focho, che vi morsero forsi ottocento persune»; uomini vestiti da donne e donne vestite da uomini, così come ce ne parlano le Cronache di Montevergine del Giordano. Dopo la morte di Margherita d'Austria, i cui lutti, come racconta il Parrino, furono presto dimenticati dalle nozze tra «il Principe delle Spagne con Isabella Borbone, e tra il Rè Ludovico Decimoterzo di Francia con Anna d'Austria figliuola del Rè Cattolico», prese fuoco anche il Palazzo del Viceré, il quale scappò «a Pizo Falcone ad habitare per fugire la furia del focho». A maggio dell'anno seguente fu presa d'assalto la Regia Zecca e solo in agosto del 1613 fu scoperto il vero responsabile: Bauzo di Torre del Greco. Di boccaccesca memoria sembrano le vicende peccaminose di falsi santoni, come Suor Giulia, da sempre creduta a parlare con «l'Angli beati». La donna viene scoperta a condurre una vita amorosa ben lontana dalla vocazione, finendo presto in esilio. Suor Orsola Benincasa, gelosa della oscura santità della collega, non esitò a fare la spia ai padri Teatini, mandandola così davanti al Tribunale del Sant'Uffizio. Ritornata in Napoli, per grazia di suoi potenti amici, entrò nelle grazie della Viceregina: «non vi mancò nulla che non vi incorresse la s[igno]ra D[onna]Chaterina de Sandoball moglie del s[igno]re D[on] Pietro de Castro N[ost]ro Viceré», desiderosa di avere figli, e per questo rivoltasi alla falsa santa, affinché intercedesse per lei. La prima lezione non era bastata a Suor Giulia per darsi una calmata, finendo, stavolta, murata viva. Oggi potrebbe quasi piacere di inquadrare quella peccatrice come una eroina del suo tempo, nonché paladina dei "diritti della carne". Seguono anni felici per i napoletani e per chi giunge in città: Filiberto di Savoia «andò à stanziare nel Palagio Reale, dove si trattenne per molti giorni, servito con grandissimo fasto, e splendidezza dal Vicerè». Nel 1615 la città vide anche l'arrivo dell'eminentissimo Aldobrandini. Vengono fondate così accademie e studi, come l'Edificio delle Publiche scuole fatto innalzare dov'era la Porta di Costantinopoli, progetto architettonico lavorato dalla maestria del Fontana: «il Conte di Lemos sembrò di botto integrato nella città, dalla parte della borghesia nascente più che dei nobili. Non a caso si schierò nel nome della scienza e della cultura, promuovendo la nascita delle scuole», aggregandosi così alla famosa Accademia degli Oziosi, «composta de' più begli ingegni d' Italia». Ma in questo anno, seguito poi dal sisma del 1616, e sotto questo governo «successero tre morte inaudite, l'una dopo l'altra», che spaventarono terribilmente la città: un figlio appiccatosi per denaro negatogli dal padre; Mutio Longo «per haver perso una quantità de denari al gioco»; una donna «habitante alla Duchesca per gielosia, che haveva del marito, egli anchora vinta dal Demonio se appicò per la gola».
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