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Editore: ABE
Reparto: Storia d'europa
ISBN: 9788872971567
Data di pubblicazione: 22/02/2025
Numero pagine: 176
Collana: Donne reali e uomini d'arme
Il 1° febbraio 1489 la giovane e bella napoletana fu accolta nel castello milanese e si celebrò il matrimonio. I festeggiamenti pomposi erano questa volta uno scherno: ed Isabella si trovò infelice dove avrebbe avuto il diritto d'essere rispettata ed amata. Il Moro quando cominciò a sospettare che Isabella fosse incinta, raddoppiò la guardia intorno al Duca, quasi prigione nel castello di Pavia. Isabella era donna coraggiosa e saggia, ma suo marito Gian Galeazzo, se era d'indole mite ed egregia, se era animato da buoni sentimenti, tuttavia mancava d'ingegno, e d'abilità nell'esercizio degli affari. In ciò sta la spiegazione della possibilità del tradimento del suo tutore, ed in ciò consiste pure la scusa ch'egli adduceva a quelli che gli avessero domandato conto di quanto faceva. Lui era il passato e l'avvenire, ma non seppe sfruttare i suoi tempi, né capire dove andasse il mondo. Se avesse avuto un raggio soltanto del genio del suo omonimo Visconti, la storia avvenire di Milano ed insieme forse quella di tutta Italia sarebbe stata diversa. Isabella scrisse a suo padre ed all'avo implorando soccorso: ma la sua lettera non ebbe altra conseguenza che di dividere sempre più la famiglia aragonese dal Moro. Ferdinando mandò a Milano Antonio e Ferdinando da Gennaro, ma essi non ottennero da Lodovico se non questa risposta sdegnosa: - Dello stato io tenni sempre le cure, e a Gian Galeazzo riservai solamente gli onori. La prevista nascita del figlio di Gian Galeazzo fece pentire il Moro d'avergli concesso una sposa così amena, insperata e degna solo di un vero principe come lui, al quale, non restava che scegliere una donna altrettanto elegante e bella e di stringere i rapporti con Ferrara. Isabella, «per bellezza di corpo, et d'animo degna di prospera fortuna, dopo' le nozze infelici con Giovan Galeazzo, figliuolo di Galeazzo ucciso dai congiurari cascó in tanta calamità, che fu poi, mentre visse, essempio di malavventurata Principessa. Imperoche con vano nome di Duchessa fu compagna delle miserie, et delle angustie, nelle quali sotto specie di tutela era tenuto il marito per iniquitá del Zio; né qui si fermó l'impeto della suá trista sorte, peroche in un tempo istesso vide privarsi del marito per forza di veleno, et il padre spogliato del Regno dall'arme francesi», per cumulo de gli infortuni suoi si vide cader di mano ogni speranza, che il picciolo figliuol suo potesse aver adito allo stato paterno, poi che, oltra che quasi nel medesimo giorno che morì il marito, fu usurpato il titolo con le insegne di Duca, da Lodovico; dopo alcun tempo, il detto suo figliuolo erede della disavventura di lei fu condotto in Francia dove in monastero chiusa, finì la sua vita.
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