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Montella in Ducato del principato Citra. Nella diocesi di Conza suffraganea di Salerno. Il feudo nato a Cassani Castellione di Giffoni
Bascetta Arturo

Montella in Ducato del principato Citra. Nella diocesi di Conza suffraganea di Salerno. Il feudo nato a Cassani Castellione di Giffoni

Editore: ABE

Reparto: Storia d'europa

ISBN: 9788872971642

Data di pubblicazione: 22/02/2025

Numero pagine: 164

Collana: Paesi della campania


39,00€
Si fa attendere

Sinossi

Con "Montella" Arturo Bascetta, da topo di biblioteca qual è, ci consente di accedere a importanti documenti del nostro passato dei quali si sentiva la mancanza. E, nel contempo, le sue ricerche sono una vera e propria miniera di notizie indirizzate alla conoscenza e alla comprensione dei nodi più complessi della vicenda umana e politica della nostra verde Irpinia. Questo succoso libretto analizza meticolosamente le condizioni della vita feudale, quando padrone del feudo era un solo signore. Se non l'unica proprietà del territorio di una o più università, era la più estesa. Pochi, infatti, erano i beni ecclesiastici. Poche le piccole proprietà libere. Il contratto (la "fede"), legava, con giuramento solenne, al Signore i contadini che ricevevano la terra in enfiteusi. L'enfiteusi, che si poteva anche comprare, era un diritto reale del contadino sul fondo del Signore. Secondo tale diritto il titolare (l'enfiteuta) godeva del dominio sul fondo ed era obbligato a pagare nel giorno di Natale al feudatario un canone in denaro spesso sotto forma di derrate. L'enfiteuta era inoltre obbligato a migliorare, disboscare, rendere fertile il feudo. In più doveva piantare alberi dei quali non diventava mai proprietario e provvedere ad ogni genere di migliorie, necessarie e opportune per l'aumento della produzione. Come compenso l'enfiteuta percepiva la terza parte del valore dell'appezzamento di terreno. L'appendice sul "Catasto Onciario" di Cassano delle informazioni che riguardano Montella ci fornisce notizie anche inedite su costumi, attività e vita di istituzioni, persone e società del tempo. In estrema sintesi si tratta di uno strumento concreto di conoscenza della vita realmente vissuta della gente Irpina del 1700. Bascetta, con certosina capacità investigativa, ci descrive anche le varie e furbastre manovre escogitate da Baroni, Conti, Marchesi, Vescovi e Arcivescovi, per pagare meno tasse o, per usare il linguaggio moderno, per frodare il fisco. Un antico vizio italiano portato in auge nella nostra età contemporanea da moderni furboni e duro a morire. Lor Signori ricorrevano a vari sotterfugi. Il principale dei quali consisteva nel dividere un feudo in due o nell'accorpare due o tre feudi in uno, a seconda delle convenienze del momento. La frode fiscale veniva perpetrata a danno del Re a cui il feudatario doveva versare le tasse in proporzione ai suoi averi. Eppure le condizioni del feudatario erano floride in quanto riceveva cospicue entrate, non solo dagli enfiteutici, ma anche dai cittadini della sua Università, i quali pagavano tasse come maestri artigiani, per capre, pecore, bovini ed equini. L'Università poi acquistava derrate dal feudatario che rivendeva ai cittadini. Arturo Bascetta, con questa sua opera, dà legittimazione e validità storica alla realtà di allora. Una ricerca, quella del Nostro, che ci fornisce una conoscenza, diretta e più vera, di momenti della storia irpina, non sempre esplorati con sistematicità e metodologie aggiornate e accurate. AC

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