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Atti di notai avellinesi. La peste al Casino del Principe, l'AGP, Pacello fontaniere dei Re, l'oro delle spose, liti nei paesi del vino fra Zaza e i Perrelli
Cuttrera Sabato

Atti di notai avellinesi. La peste al Casino del Principe, l'AGP, Pacello fontaniere dei Re, l'oro delle spose, liti nei paesi del vino fra Zaza e i Perrelli

Editore: ABE

Reparto: Storia d'europa

ISBN: 9788872972595

Data di pubblicazione: 13/10/2021

Numero pagine: 128

Collana: Il baule


30,00€
Esaurito

Sinossi

Avellino fu una città vescovile della provincia di Principato Ulteriore del Regno di Napoli, il cui feudo era divenuto di proprietà privata della Casata Caracciolo. Facevano eccezione i luoghi pii dipendenti dalla provincia Diocesana di Benevento o da altri istituti, come nel caso dell'Ospedale di San Tommaso, appartenuto a Montevergine, o del monastero di San Paolo, accosto alla Casina del Principe, dipendente dall'eremo dell'Incoronata di Sant'Angelo a Scala. Ai Principi avellinesi era piaciuto circondarsi di altrettanta nobiltà, fin da quando scelsero di risiedere a Napoli. Erano i tempi in cui Giambattista Manso (1560-1665) Marchese di Chianche e di Bisaccia diveniva amico di Torquato Tasso (1544-1595), al quale fu dedicato uno dei Dialoghi, precisamente l'ultimo, intitolato appunto Il Manso o vero De L'Amicizia, nel 1592, quaranta anni prima che i Principi Caracciolo scoprissero il celebre scrittore napoletano Gianbattista Basile, autore de Lo Cunto de li Cunti (libro improntato sugli usi e costumi irpini), nominandolo Governatore di Avellino.2 I nuovi capostipiti dei Caracciolo-Rossi, divenuti titolari del feudo di Avellino, vi si insediarono il 6 maggio 1581, dando vita, a partire dal 25 aprile 1589, alla dinastia dei Principi di Avellino. Da quell'anno partono i rogiti notarili consultati e le notizie da essi tratte che fanno di questo libro un piccolo gioiello che sfata fantasie su mura longobarde e chiese inesistenti antiche riportate da alcuni storici ante Novecento, ma in realtà costruite dai Caracciolo.

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