In nome di Maria Sofia, i reazionari del principato Ultra: la rivolta della Valle del Sabato soffocata dai Carabinieri di Prata, Pietra e Santa Paolina nel 1861 di Bascetta Arturo - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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In nome di Maria Sofia, i reazionari del principato Ultra: la rivolta della Valle del Sabato soffocata dai Carabinieri di Prata, Pietra e Santa Paolina nel 1861
Bascetta Arturo

In nome di Maria Sofia, i reazionari del principato Ultra: la rivolta della Valle del Sabato soffocata dai Carabinieri di Prata, Pietra e Santa Paolina nel 1861

Editore: ABE

Reparto: Storia d'europa

ISBN: 9788872973370

Data di pubblicazione: 02/10/2025

Numero pagine: 180

Collana: Anarchici senzatempo


49,00€
Si fa attendere

Sinossi

"Il Re fuggiva? Oppure aveva in mente di andare in un luogo ben preciso? Il 6 settembre 1860 il proclamato addio, quando il Re si rese conto che i Generali Flores e Buonanno sarebbero giunti in ritardo, l'ultima speranza di bloccare il nemico nell'Avellinese era fallita. Aveva, il Re, ricevuto un messaggio dall'Austria? Oppure sperava di mettere alla prova il Principe Luigi? Il 6 settembre, alle 5 e mezzo del pomeriggio, l'intera Corte si imbarcava sul Messaggero, al comando di Vincenzo Criscuolo, lasciando ogni avere nel Palazzo Reale. Il Re appariva convinto di dover tornare, senza neppure immaginare che tutto sarebbe stato incamerato dal Savoia, sebbene questi non mancherà di incolpare Garibaldi delle razzie che ne seguirono. Sul far delle 10 di sera la Regina crollò per la stanchezza, nonostante la brezza che spirava sulla nave. Il Re, come accaduto a suo tempo all'ultimo Aragonese, passeggiava su e giù per il ponte, fumando. Lo osservava il camerario, l'amministratore dei beni della Corona, Agostino Mirante: prima sembrò voler dormire, poi tornò dal comandante per dirgli due parole. - Vincenzino io credo che l'armata navale mi abbia interamente tradito, e quindi nessuna delle navi da noi chiamate, ci seguirà a Gaeta. Criscuolo lo rassicurò, sebbene sapesse che anche l'equipaggio del Messaggero aveva dato segni di cedimento. E il Re continuò. - I napoletani non hanno voluto giudicarmi a ragion veduta; io però ho la coscienza di aver fatto sempre il mio dovere, ma però ad essi rimarranno solo gli occhi per piangere... non so come il rimorso non uccida tutti quelli che mi hanno tradito; solo Dio, caro Vincenzino, potrà compensare la tua fedeltà, io però, dal canto mio, mai ti dimenticherò. Lo distolse poi il pensiero della moglie, addormentatasi in una cameretta sulla poppa, a quell'ora della notte. - Andiamo e persuadiamola a ritirarsi... Erano le due, ma il Re non ebbe il coraggio di svegliarla, solo di ripararla dalla brezza, appoggiandole sul petto la mantellina che si tolse dalle spalle. Così, mentre la Corte navigava verso Gaeta, gli Inglesi di Elliot attesero Garibaldi a Napoli. Il Dittatore giunse in treno, il 7 settembre, in sella del suo cavallo bianco. Fu accompagnato dall'ex ministro Liborio Romano al Palazzo municipale, per dare vita al governo dittatoriale. La flotta e gli ufficiali furono subito ceduti al Piemonte, sulla scia del tradimento di Luigi di Borbone, sebbene non pochi marinai decisero di raggiungere Gaeta con la fregata a vela Partenope, strappata dalle mani dei comandanti traditori in seguito ad ammutinamento. Ancora oggi, noi tutti continuiamo a scoprire cose che non sapevano, oppure veniamo a sapere fatti che hanno colpito questo e quel paese dell'ex Regno o dell'ex Stato della Chiesa, in un concatenarsi di avvenimenti che nel 1861 hanno avuto l'obiettivo ben preciso di sobillare le popolazioni prima per salvare il sovrano, e poi nel nome della Regina, che si scoprì operare di nascosto con l'ex comitato di Portici. E così, dopo l'allarme lanciato con i sequestri di persona di Pietrastornina e Altavilla, l'obiettivo si spostò sulla Montagna di Montefusco, dove l'ex liberale Zampetti cominciò ad arruolare soldati sbandati lanciando la voce durante la festa di Prata. Fallito però il primo tentativo di sovvertire il comune di San Giorgio, e quello della vana attesa di soldi e rinforzi del Generale borbonico Bosco, la reazione fu trasformata in repressione: fu vero brigantaggio, quello che portò all'assalto di Tufo, Petruro e Torrioni, incubato nel 1848 contro padroni e paglietta. L'onda anomala dell'assalto alle caserme della Guardia Nazionale dei paesi della Montagna di Montefusco, però, essendo stati riconosciuti alcuni rivoltosi, ebbe il primo grave freno. Fu la fine dei briganti del Partenio e l'inizio di una nuova era, quella dell'unità d'Italia, mentre il popolo ancora invocava il nome di Maria Sofia e del suo Re."

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