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Editore: ABE
Reparto: Storia d'europa
ISBN: 9788872973806
Data di pubblicazione: 20/11/2024
Numero pagine: 144
Collana: Notai e avvocati del Regno di Napoli
Una trasmissione radiofonica, parodia dei Tre Moschettieri di Dumas, fu sponsorizzata dalle due più importanti aziende italiane della catena alimentare: la Buitoni, nata nel 1827 a Sansepolcro in provincia di Arezzo e la Perugina, famoso marchio alimentare di rilievo nazionale, creato nel 1907 da Francesco Buitoni, Luisa Spagnoli e da suo marito Annibale. Tra tutte le figurine, quella maggiormente ricercata fu il "feroce Saladino", una vera e propria rarità. Per volere delle ditte, quella figurina venne distribuita così poco da farla diventare merce di scambio in una sorta di mercato nero. ll movimento creatosi intorno a questo personaggio, lo fece diventare celebre. L'immagine del saraceno raggiunse quotazioni notevoli e contribuì in maniera determinante al successo dell'iniziativa pubblicitaria scatenando una morbosa curiosità intorno a questa figura. Chi era il feroce Saladino? L'immagine proposta nel disegno delle figurine era frutto della fertile matita di un disegnatore torinese Angelo Bioletto e rappresentava l'icona stessa della ferocia musulmana. Un vero e proprio terrorista ante litteram. L'espressione arcigna, il naso prominente, la fronte corrugata sotto l'elmo con la mezzaluna rappresentavano i tratti salienti del guerriero che veniva raffigurato mentre imbracciava uno scudo ed una scimitarra. Ancor oggi la sua figura si presta a parecchie similitudini con i più moderni combattenti palestinesi o ai guerriglieri dell'Isis. Il mito del feroce Saladino, figura favolosa dall'alone quasi mitologico, altro non è che il prodotto di una cultura di derivazione medievale che riteneva gli Arabi esseri inferiori, rozzi e primitivi, infedeli in quanto non aderenti alla chiesa cristiana e pertanto indegni di appartenere alla civiltà latina. Nei libri di storia, Saladino viene riconosciuto come il sultano d'Egitto e di Siria, fondatore della dinastia degli Ayyubiti. Di ortodossia sunnita, combatté incessantemente i crociati estendendo il suo dominio dall'Egitto alla Palestina, dalla Siria allo Yemen. Le sue gesta impavide ispirarono poeti e scrittori e diedero vita ad una fiorente letteratura, oltre che a film e a spettacoli musicali. La sua figura di condottiero audace e spietato fu raccontata da numerosi cantori, che posero in risalto l'abilità guerriera e la crudeltà ma anche le virtù cavalleresche, la prudenza e la razionalità nell'assumere decisioni politiche. Lo stesso Dante lo citò nel Convivio e nella Divina Commedia ponendolo nel limbo, tra gli spiriti "magni". Da questa premessa è partita la penna del dottore Emilio Bove per ricordarci delle invasioni musulmane nel Mezzogiorno. Con un excursus dai Longobardi all'Età moderna, allorquando le fazioni in lotta chiamarono a combattere sotto le loro insegne truppe mercenarie islamiche che trasformarono il Sannio in terra di incursioni e di saccheggi e si trasformarono da semplici mercenari in veri e propri conquistatori. Vasti territori del Sannio furono investiti dalle loro scorribande. Gli aggressori proruppero dovunque senza eccessivi problemi: giunsero al mare, risalirono lungo il corso dei fiumi, avanzarono a cavallo attraversando terre incolte e abbandonate. I loro condottieri divennero tristemente famosi: l'esercito di Halfûn al-Barbarî volse le proprie scimitarre in Puglia creando a Bari il primo emirato arabo; le bande saracene di Sâwdan al-Mâzari assaltarono a più riprese la città di Telesia, devastando la cinta muraria e interrompendo le condutture dell'acquedotto, per costringere la città a capitolare. Ovunque la feroce jihâd islamica contro gli infedeli fu causa di desolazione e morte.
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