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Editore: Il Fiorino
Reparto: Scienza politica
ISBN: 9788875499501
Data di pubblicazione: 24/08/2022
Numero pagine: 430
I canti del fascismo non sono solo una preziosa fonte storica. Nell'era di internet, con un semplice smartphone chiunque può rintracciare ed ascoltare i vecchi inni della dittatura, che in questo modo acquistano, per così dire, una seconda vita. Verosimilmente, chi intona gli inni del Ventennio a un secolo dalla Marcia su Roma vuole riconoscersi in un simbolo, a prescindere dai testi. La canzone, infatti, è un potente strumento di aggregazione, fondamentale per cementare il senso di appartenenza ad una causa comune. Eppure le parole erano parte essenziale delle strategie di comunicazione del regime, e tracciano ancora oggi l'unica via percorribile per accostarsi in modo consapevole ai canti. Di qui lo stimolo ad approfondire alcuni macrotemi della propaganda fascista, veicolati attraverso uno strumento solo in apparenza di facile comprensione.Non si tratta - si badi - di riconsegnare alla storia brani di ottanta o cento anni fa (sono infatti già disponibili validi lavori che assolvono egregiamente questo compito), bensì di condurre il lettore alla scoperta di un particolare modo di pensare. Il fascismo, nelle sue canzoni, parlava di giovinezza, di sfrontatezza, di libertà, celando dietro una maschera di vacua aggressività uno scaltro vittimismo, ideologicamente connotato come «morale della sofferenza». Ma in che senso, per l'appunto?
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