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Editore: Persiani
Reparto: Scienze sociali
ISBN: 9788885804272
Data di pubblicazione: 13/11/2018
Numero pagine: 72
« Ce n'est qu'un début, continuons le combat! » così i giovani studenti scandivano lo slogan destinato a divenire il grido di rivolta del maggio francese, invadendo le strade di Parigi. Mezzo secolo è passato da allora, da quella data, il '68, che ha determinato letteralmente un prima e un dopo nel corso del '900, il Secolo breve che si potrebbe definire anche come il Secolo spezzato. Su questa rottura generazionale, politica e sociale che penetrò in tutte le case, il presente dossier opera una dovuta riflessione tesa a dare una prospettiva non scontata su quell'annus terribilis o mirabilis, che dir si voglia, a iniziare dalla valutazione storica che ne fa Pombeni (Segna), per poi chiedersi se il '68 sia stato o meno una rivoluzione guidata da delle nuove élite (Pasquino). Una rivoluzione in ogni caso ci fu: quella delle donne che irruppero con la loro voglia di non essere più gli angeli del focolare (Deoriti). Al contempo, un altro Sessantotto ebbe luogo, sebbene più nascosto, o meglio sequestrato: il desiderio incontenibile di dissentire nei paesi d'oltrecortina, segnatamente nella Russia sovietica (Zappitello). Se un ragionamento critico sui risvolti culturali dell'anno della rivolta si impone (Venturi) è da prendere anche in considerazione l'autunno caldo delle fabbriche in Italia (Frusone) che seguì a ruota le occupazioni delle Università. Una stagione di lotte operaie di cui sono rimaste le tracce negli archivi bolognesi ora divenuti oggetto di una mostra (Maggiorani e Tolomelli) che fa da contraltare a quella che si tiene al MAST dedicata al '68 negli U.S.A. (Marzocchi). Non poteva mancare la provocazione di un filosofo contemporaneo in grado di ribaltare le categorie sinora adottate per interpretare un anno entrato nella storia mondiale (Fusaro). Da ultimo il "caso Quartetto Cetra" che nella sua eccezionalità poniamo come sismografo di tutta un'epoca (Ranuzzi). Forse lo spirito dissacratore di quell'evento epocale è racchiuso nella seguente citazione: «Quando l'indice indica la luna, l'imbecille guarda l'indice!», ed è proprio per questo che Mauro Rostagno, uno dei massimi protagonisti del '68 ucciso vent'anni più tardi dalla mafia siciliana, poté esclamare, qualche mese prima della tragica morte, all'Università di Trento dove aveva avuto inizio la sua parabola politica ed esistenziale: «Per fortuna che non abbiamo vinto!».
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