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Questo saggio, che Frazer pubblicò nel 1917, solo due anni dopo Il ramo d'oro, ne riprende il tema portante del "re sacro" e del suo sacrificio, che il grande antropologo qui studia nella particolare forma di «monarchia limitata», che divenne istituzione permanente presso un popolo scomparso da tempo, il cui «nome - Frazer afferma - è ormai difficilmente noto se non agli studiosi dei sentieri secondari della storia»: i Kazari. Definiti da alcuni come la "tredicesima tribù d'Israele", per la loro conversione in massa alla religione ebraica, popolo seminomade - essi stessi si diedero il nome di Kazari, che proviene dal verbo in lingua turca "vagabondare" -, provenivano dalle steppe dell'Asia centrale, dal Mar Caspio, e per circa novecento anni diedero vita ad un vero e proprio impero di mezzo, che da essi prese il nome di Khazaria, situato tra i territori dell'Asia, il Medio Oriente musulmano e l'Impero bizantino. A caratterizzare la loro forma di Stato, il sacrificio rituale del loro re che, se falliva nel suo «mandato», e comunque, sempre, al termine di questo, veniva ritualmente ucciso.
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