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"Assicurare la sopravvivenza con più armi o disarmare? Questa è la scelta. Continuare la corsa agli armamenti è continuare la corsa alla morte. Se il coraggio e l'intelligenza esistono ancora, è il momento di provarlo. Non spetta alla politica disporre di noi, ma agli uomini disporre della politica. Rifiutiamo ogni politica basata sulla preparazione di nuovi massacri. Questa decisione dipende da ognuno di noi e non dai governanti. Il 10% dei politici mette l'80% degli uomini in pericolo, è un fatto. Oggi se esprimiamo idee contrarie alla guerra siamo considerati "sovversivi", antipatriottici, come se il patriottismo consistesse nell'uccidere i bambini degli altri, mentre chi trascina il mondo nel fuoco e nel sangue è un eroe e un esempio per i giovani. La guerra è una delle cause principali della miseria. È sufficiente che ognuno di noi si renda conto della sua inutilità. E dire che una soluzione per il disarmo c'è: il piano Rapacki proposto dalla Polonia nel 1957 davanti all'ONU, ma i nostri governanti hanno fatto di tutto per nasconderlo e più che disarmare hanno pensato ad armare. E poi armare o sviluppare? Non è possibile aiutare e bombardare allo stesso tempo. La questione non è come far saltare tutto con più armi, ma come assicurare lo sviluppo e garantire giustizia, con meno armi. Siamo liberi di scegliere! Non è uccidendo che si protegge la nostra vita. Uccidere è un istinto: è vincendolo che non saremo più bestie." (l'autore)
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