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Tra il novembre 1934 e il dicembre 1935 l'élite inglese maturò la cinica decisione di distruggere la nascente potenza italiana con una guerra preventiva. Tra Roma e Londra divampò così uno scontro senza esclusione di colpi per l'egemonia nel Mediterraneo, che sfociò infine in un conflitto armato nell'ambito della Seconda guerra mondiale. Il fattore chiave per comprendere questi avvenimenti è la posizione geostrategica della penisola italiana, la "quasi isola" che come tale è una minaccia diretta all'egemonia britannica sui mari. La classe dirigente inglese aveva sempre considerato il Regno d'Italia come un'entità da utilizzarsi nell'ambito della politica dell'equilibrio tra le grandi potenze europee, e utile nell'ambito del contenimento della Russia. Per Londra era intollerabile che l'Italia assurgesse al rango di potenza mondiale: bisognava costringerla alla capitolazione, dopo aver distrutto la sua potenza navale, sfruttando le numerose connivenze garantite dai legami massonici, dall'ambiguità della Monarchia Sabauda e del Vaticano e dell'opposizione interna al regime fascista...
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