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L'eccidio avvenuto il 9 aprile 1945 nelle Carceri giudiziarie di Udine nel quale trovarono la morte ventinove partigiani ed un agente della questura è una pagina nota e dolorosa della storia della lotta di Liberazione in Friuli. L'originalità di questa ricerca trae origine dal rinvenimento della consistente documentazione archivistica inerente al sistema repressivo ed alle rappresaglie naziste avvenute ad Udine conservata dal National Archives of United Kingdom, da cui sono emersi elementi nuovi per ricostruire le dinamiche e le cause dell'eccidio. L'eccidio si inserisce in una precisa strategia dei nazisti, che avrebbero condannato a morte i partigiani detenuti per trattare, tenendoli come ostaggi per avere garanzie nell'imminenza della fine della guerra. Le trattative, i contatti, le allusioni, produssero i germi della discordia all'interno del movimento resistenziale. Una parte dei condannati, quasi tutti garibaldini, vennero soppressi. Su queste basi il Comando della polizia nazista cercò di crearsi le condizioni favorevoli per lo sganciamento al momento del crollo.
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