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Può il teatro generare vincoli positivi tra la popolazione del carcere e la città? È possibile per persone senza una cultura specifica creare un teatro di qualità? Da oltre quindici anni la città di Ferrara ha affidato a una compagnia teatrale la responsabilità di creare una relazione positiva necessaria tra la popolazione detenuta, i lavoratori del carcere e i cittadini. Se intrisi di pregiudizi, quei legami diminuiscono le possibilità di reinserimento e intristiscono una vita già molto dura. Il teatro, con il suo essere creato nella relazione qui e ora, tra attori e spettatori, abbattute steccati e distanze, impone nuovi paradigmi. Per la prima volta i cittadini, inclusi studenti dei licei e dell'università, sono entrati nel carcere e hanno toccato una vita altrimenti solo immaginata. Per la prima volta dei detenuti in esecuzione penale sono usciti dal carcere e si sono presentati ai cittadini nel miglior teatro della città. Col tempo le prime volte sono diventate una prassi consolidata. Questo libro racconta a più voci la storia di un percorso riuscito, che fino a oggi perdura con l'ottimismo della pratica, superando crisi, conflitti e persino una pandemia. Si è accesa una luce dietro le sbarre, quella dell'arte che i condannati tengono viva.
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