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Editore: Officina Libraria
Reparto: Arti
ISBN: 9788899765446
Data di pubblicazione: 05/02/2017
Numero pagine: 160
Da sempre il lavoro di Giovanni Frangi, un artista milanese, nato nel 1959, si sviluppa a partire dalle cose viste: le persone, i luoghi, la vita. Non va, almeno all'apparenza, al di là di quanto ha sperimentato con i propri occhi. Con il passare del tempo gli esseri umani sono scomparsi dalla pittura di Frangi, che rischia di essere nell'Italia di oggi il maggiore interprete degli spettacoli naturali, restituiti attraverso tutti gli strumenti possibili, senza barriere. Ogni sua mostra, piccola o grande, non è più una generica raccolta di opere ma il frutto di un progetto che nasce dall'auscultazione dei luoghi e degli spazi; spesso il «dottore» che lo accompagna nell'uso di questo stetoscopio o sismografo interiore è Giovanni Agosti, anche lui milanese, classe 1961. Insieme hanno popolato le scuderie di Villa Panza a Varese, con l'evocazione tridimensionale di un fiume di notte, o l'emiciclo di Villa Manin a Passariano, con un arsenale di apparizioni, o il nuovo Orto botanico di Padova, con un match di tele dedicate alla flora terrestre e a quella subacquea. Il secondo piano di Palazzo Fabroni, con le sue finestre affacciate su scorci diversi e opposti della città, è il punto di partenza per una mostra costruita su un sistema binario di rappresentazione. Da un lato infatti l'edificio prospetta, con il suo ingresso principale, su via Sant'Andrea, dove - proprio lì davanti - si staglia la facciata della chiesa romanica omonima, con le sue strisce bicrome; dall'altro lato c'è invece, passato il cortile, via Santa: in quella direzione lo sguardo punta, oltre piazza del Carmine, verso l'ospedale del Ceppo, tanto celebre per il suo fregio policromo in terracotta invetriata. Questa contrapposizione coinvolge due dei più celebri monumenti di Pistoia: i bianchi e i grigi di Sant'Andrea e i gialli, i verdi, i blu e i rossi del Ceppo. Da qui, con una contrapposizione elementare, lo scheletro di Prêt-à-porter, il cui filo conduttore è costituito proprio dal fatto che le sale di Palazzo Fabroni affacciate su via Sant'Andrea ospitano opere in bianco e nero e quelle su via Santa opere di colori diversi. Il repertorio di Frangi è squadernato in questi ambienti, attingendo dal suo magazzino creazioni appartenenti a stagioni diverse della sua ormai lunga carriera: si va da dipinti su tela che risalgono al 1986 fino a realizzazioni ad hoc, che vedono la luce per la prima volta a Pistoia. Non ci si deve affatto aspettare però una retrospettiva quanto piuttosto una riflessione sulle stagioni del proprio lavoro e sulle analogie, ma anche sugli scarti, tra opere eseguite a distanza di tempo.
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