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L'estate di cui si parla in questo libro è l'estate del 1869. John Muir ha trentun anni. Scozzese di origine, immigrato in America undicenne, eclettico e geniale, ha già fatto di tutto, perfino l'inventore. Ma da quando un incidente in fabbrica lo ha temporaneamente accecato, sa con certezza che cosa vuole fare per il resto dei suoi giorni: il vagabondo. "Tramp", parola cara alla tradizione americana, evoca grandi spazi e uomini che li percorrono a piedi: una tradizione, letteraria e non, che dai primi pionieri arriva fino ai poeti beat del Novecento. «La mia prima estate sulla Sierra» è un diario di viaggio: pubblicato più di quarant'anni dopo la stesura, ma poco rimaneggiato, conserva la freschezza degli appunti buttati giù di sera in sera accanto al fuoco del campo. Il mondo che si spalanca davanti agli occhi di Muir non è nuovo solo per lui. I bianchi hanno "scoperto" la valle di Yosemite di recente... Muir non è un turista; guarda con gli occhi pieni di meraviglia di un naturalista dell'Ottocento... dettagli minuti e grandi panorami, forme e colori: un'urgenza di dire che echeggia lo stupore dell'uomo di fronte alla creazione.
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