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Canta parola canta. Poesie spirituali, iniziatiche e di passione
Angioni Francesco

Canta parola canta. Poesie spirituali, iniziatiche e di passione

Editore: Youcanprint

Reparto: Letteratura italiana: testi

ISBN: 9791220356688

Data di pubblicazione: 20/10/2023

Numero pagine: 346


29,90€
Facile da trovare

Sinossi

Questa raccolta di poesie spiritualmente ispirate, di sentimento iniziatico e ancora di emozioni e sentimenti umani si chiude con un'appendice su un fatale incontro tra l'autore e un ignoto poeta ivoriano davanti a una libreria. La varietà dei sentimenti ed emozioni, il senso della vita e anche della morte pervade questa collezione dando il motivo di definirla "canti", cioè opere di musicale spiritualità. Le emozioni che traspirano dai versi hanno più il senso di sentimenti che cercano una via di elevazione che la descrizione di ambienti naturali o umani solo quando il gioco arguto, il lusso (Witz) dei significanti e la loro esuberanza rompono lo schema formale della lingua, «l'economia della produzione di senso» (Byung-Chul Han), allora emerge il senso intimo della poesia. Con la poesia la lingua gioca e Han può dire che «Le poesie sono magiche cerimonie della lingua». Il tentativo di esprimere le emozioni, i sentimenti e le sensazioni suscitate dal simbolo/parola, ossia il significato per i linguisti, non è attuabile con il consueto linguaggio rigoroso dello studioso. Serve la parola letterale, fatta di lettere e sillabe, cioè il significante al quale sono necessari i sentimenti, le emozioni, i turbamenti, le suggestioni creati dai suoni di quelle lettere per scatenare il linguaggio poetico, le espressioni oniriche, la parola sfrenata, tutti ingredienti del pensiero argentino da triturare nel mortaio della creatività con il pestello della passione, per farne sottile polvere primigenia di soavità impudica e svergognata. Queste poesie, così come la lunga serie di Haiku, è il giocare della lingua in sé e il gioco non dà significati univoci, non è produttivo economicamente. Nell'haiku ove «un evento breve (...) trova tutto a un tratto la sua forma esatta» (Roland Barthes), a fare giocare la lingua, a fare cerimonie della lingua. Così come quei versi che sono un intero racconto: "E il naufragar m'è dolce/in questo mare", oppure l'altro più ermetico "m'illumino/d'immenso". La poesia si muove per significanti, lemmi dai molteplici sensi (significati), non è parafrasabile se non a fatica. Da questo viene la magia e seduzione della poesia, dalla sovrabbondanza di significanti che si intrecciano con i significati, un grande intrigante lavoro di ragione e di creatività. Sono versi carichi di significanti senza significato, come fanno le formule magiche. Versi che sono segni vuoti, porte che si aprono sul nulla oscuro e trepidante. Versi misteriosi perché il significante è poetico solo se manca di significato. Il significante allora suscita associazioni inedite date da immagini sovraccaricate di nuances significanti. Leggere una poesia vuol dire entrare in un vissuto irreale, fatto non di accadimenti o di eventi ma dei distillati emozionali di eventi, quando il significante è senza significato.

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