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Il bollettino Cadorna su Caporetto (28 ottobre 1917)
Finizio Giancarlo

Il bollettino Cadorna su Caporetto (28 ottobre 1917)

Editore: Youcanprint

Reparto: Storia d'europa

ISBN: 9791221461695

Data di pubblicazione: 17/02/2023

Numero pagine: 810


49,00€
Facile da trovare

Sinossi

Il bollettino che parlava di «mancata resistenza di reparti [...] vilmente ritiratisi senza combattere e ignominiosamente arresisi al nemico», emanato dal Comando Supremo il 28 ottobre 1917 a quattro giorni dall'inizio dell'offensiva austro-tedesca che aveva prodotto la rottura del fronte dell'Isonzo nel settore di Caporetto, costituisce senza dubbio uno dei documenti più noti e controversi della partecipazione italiana alla Prima guerra mondiale. Originato dalla convinzione del generale Cadorna che il rovescio militare subito fosse stato principalmente la conseguenza dell'azione deprimente esercitata sul morale delle truppe dalla propaganda contraria allo sforzo bellico - genericamente definita come «disfattista» - lasciata colpevolmente correre nel Paese dalle autorità governative, quel comunicato divenne fin dall'inizio parte integrante del dibattito sulle cause e le responsabilità di Caporetto, ricevendo considerevole attenzione anche nel corso dei lavori della Commissione d'inchiesta istituita per volontà del Governo Orlando nel gennaio del 1918 proprio per far luce sui fatti dell'ottobre 1917 e posta sotto la presidenza del generale Caneva. Il libro, grazie anche ad un esteso ventaglio di fonti archivistiche largamente inedite e qui pubblicate per la prima volta, fra cui le carte della Commissione d'inchiesta su Caporetto, ricostruisce ampiamente non soltanto il contesto militare e politico nel quale il bollettino di Cadorna del 28 ottobre ebbe origine ed i diversi aspetti relativi alla sua redazione (alcuni dei quali ancora oggi non del tutto chiari), ma anche il quadro complessivo dei variegati giudizi che furono espressi da molte personalità dell'epoca sul significato ed il valore di quel documento e sulla discussa questione dell'esistenza o meno in Italia di un'attiva propaganda «disfattista», nonché la storia stessa dei lavori della Commissione Caneva.

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