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Editore: Youcanprint
Reparto: Letteratura italiana: testi
ISBN: 9791222765532
Data di pubblicazione: 05/11/2024
Numero pagine: 182
"Preso per i capelli" è la sintesi di tra anni della mia storia recente. Racconta di come, ad ottobre 2020, mi sia cambiato un po' tutto. Un normale lunedì sera ho un'emorragia cerebrale: i miei figli e la mia ex moglie mi salvano la vita. Preso per i capelli (si fa per dire) dai dottori della rianimazione, la scampo. Poi però mi prendo una polmonite tignosa, che non vuole andarsene. Reni e cuore accennano a fermarsi, e il sonno diventa lunghetto. Due mesi di coma indotto, attaccato all'ossigeno e a tutto quello che si può. Mi sveglio a dicembre: non parlo e non deglutisco, i nervi danneggiati delle gambe hanno perso funzionalità e sensibilità e non mi permettono di sollevare i piedi, le anche si sono calcificate. Passo ancora sei mesi in riabilitazione, recupero la voce, ricomincio a mangiare e deglutire, cerco di recuperare l'equilibrio e provo a camminare. La prima parte del racconto descrive i fatti in prima persona, come se io fossi vigile e cosciente anche nel periodo di coma. Riprendo davvero conoscenza a gennaio e proseguo la descrizione delle peripezie della convalescenza, con digressioni varie fino alle dimissioni dagli ospedali in estate. La seconda parte è invece una successione di episodi e considerazioni che segnano l'evoluzione di un "riabilitato". E' una storia di misfatti conditi di fisioterapia, farmaci, pazienza e perseveranza. Registra la fatica di accettare pian piano questa nuova condizione, fatta di conquiste e progressi ma anche di ostacoli e rinunce. Alle competenze di prima si aggiungono le strategie del fisico e della mente per superare le nuove limitazioni. E anche la consapevolezza (o presunzione) di essere un po' più esperti della vita, e il disincanto di scorgerne meglio opportunità e limiti. Superato il "disabile", ognuno a suo modo si reinventa su più fronti: si diventa "Trisabile". Per la riabilitazione, il fisiatra suggerisce anche di pedalare, meglio se con tre ruote. L'energia è poca, ma l'idea mi intriga: inizio piano piano con una cyclette a casa, poi trovo uno strano triciclo basculante e riscopro il piacere di pedalare. Dopo un po' di traversie per l'arrivo, il montaggio e l'abitudine alle tre ruote, il triciclone mi accompagna dappertutto, dal supermercato alle gite in collina. Nel frattempo mi chiamano per l'operazione alle anche, per eliminare le calcificazioni. Il recupero è parziale, cammino come un tacchino zoppo, ma aumento un po' la scioltezza articolare. Risalgo sul trike con un po' di timori. Prima andavo piano, ora pianissimo, ma mi riabituo alla stabilità. Allora provo una bicicletta pieghevole, con due ruote piccole, baricentro basso e pedivelle corte. Sto in equilibrio! Saluto il triciclo con affetto, regredisco all'infanzia, mi rimetto a pedalare con la biciclettina e sogno un nuovo micro obiettivo. Un viaggio, lento lento, costeggiando l'Adriatico, con pochi chilometri al giorno e poche salite, cercando di spostarmi quasi solo sulle ciclabili. Per provare un po' tutto, me e la bici, e gustare il percorso rispettando i mie i ritmi. In estate il viaggio diventa realtà, diviso in tre periodi: a giugno da Vittorio Veneto al delta del Po, passando per il lido di Venezia, poi a luglio attraverso Romagna, Marche e Abruzzo e infine ad agosto in Puglia, dal Gargano fino a Santa Maria di Leuca, fin dove si può, al "de finibus terrae". L'obiettivo non è tanto la destinazione finale ma il percorso stesso, con le varie piccole tappe da assaporare via via. E' raccogliere tasselli, tracce, immagini di luoghi e persone. Ed è lo spunto per dare a me stesso un segno di rinascita. Come nella riabilitazione: non c'è un vero punto di arrivo. Tutto è in evoluzione, sorprendente e imprevedibile.
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