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L'interazione tra potere e creazione letteraria produce reazioni diverse e speculari. Da una parte abbiamo il "testo violato", in cui la volontà dell'autore viene censurata per interventi esterni, dall'altra però abbiamo anche casi di "inchiostro bianco", ovvero di strategie adottate per proteggere preventivamente (o per risignificare a posteriori) i testi. I saggi qui raccolti presentano, per la prima volta, esempi di queste interessantissime dinamiche, dal Rinascimento (con le censure di Cosimo I ai suoi storiografi), al Settecento (con le "autocensure" di Verri e la "protezione testuale" di Alfieri), dall'Ottocento (con Monti, stratega della dissimulazione e Foscolo, campione dell'imprudenza) alle censure e autocensure del Novecento (da Pirandello a Pavese, da Soffici a Malaparte), tra parola negata e dissimulata (Testori, Fortini, Gadda).
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