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La "grande narrazione" degli anni Settanta non è, nel presente volume, né il racconto dicotomico di opposti schieramenti, depositatosi negli anni, né la cronistoria dei grandi avvenimenti che li hanno segnati. È l'esatto contrario: è una narrazione che si è espansa, da allora, nelle forme e nei mezzi più diversi: romanzi, non fiction, poesia, cinema, televisione, mass media, teatro, fotografia, graphic novel, musica, social media. E in spazi diversi è stata generata: redazioni, fabbriche, università e scuole, tribunali di Stato e tribunali del popolo, case, comuni, centri. È una narrazione inclusiva, plurale, variegata, in cui coesistono voci e sguardi, a volte affini a volte contrapposti, una narrazione fatta di vicende pubbliche e fatti privati, di cultura alta e di espressioni pop. L'impossibile racconto consensuale si tramuta, in quest'ottica, in qualcosa altro, contrario. Emerge, dai saggi qui riuniti, un panorama frammentato di esperienze singole e storie collettive: la scena queer del teatro napoletano e la redazione clandestina delle Brigate Rosse, la vita emozionata e malandata di un poeta maledetto e i convegni di Magistratura Democratica, la scena improvvisata di un concerto punk e l'aula del Senato della Repubblica, la violenza sulle donne e la liberazione della donna.
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