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Una scoperta che promette di cambiare per sempre la storia della letteratura gotica e non solo. Stevenson aveva vergato una prima versione della vicenda del Dottor Henry Jekyll e del suo doppio malvagio Edward Hyde, che poi diede alle fiamme dopo un diverbio con la moglie Fanny. Di quella versione è stata rinvenuta una copia inviata dalla stessa Fanny al poeta William Henley, come ci rivela la missiva riprodotta nell'introduzione del libro. Henley trasgredì all'ordine della moglie di Stevenson di bruciarla dopo la lettura, regalandoci così la possibilità di riscoprirla. L'originale stesura del capolavoro di Stevenson però non è l'unica sorpresa che ci riserva Mario Gazzola. Hyde in Time, infatti, è una silloge composta da anche altri due romanzi brevi: Il lupo di Whitechapel, a firma del figliastro e a sua volta collaboratore di Stevenson, Samuel Lloyd Osbourne (1868-1947), e Hyde in time, del nipote Samuel Osbourne II, oscuro personaggio di cui nessuno aveva mai saputo di una produzione letteraria. Sono questi due seguiti ideali di Hyde e l'altro. Se nel Lupo di Whitechapel l'essenza malvagia di Hyde si sovrappone al personaggio storico di Jack lo Squartatore (possedendo tra gli altri il pittore Walter Sickert), in Hyde in time il malvagio Edward si rivela in un dialogo tra una giovane donna e il suo psicanalista, nella Londra contemporanea. Il volume si avvale anche del prezioso lavoro di Roberta Guardascione che ha incastonato nei testi riportati alla luce da Gazzola le incisioni ottocentesche di Jane Mason (per Stevenson), un ciclo di tele del Sickert anch'esse sconosciute (relative al Lupo di Whitechapel), per finire con gli accecanti lampi del surrealismo sauvage di Eddie Jones (per Hyde in Time).
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