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«Il miracolo, quello laico e umano, altro non è che un segno tangibile, un mutamento, una trasformazione felice. Evento straordinario, che si sottrae alle logiche della ragione e che viene tuttavia accolto come assioma: così è. Lo si potrebbe quindi intendere quale testamento particolare dell'abilità di coloro che, con i propri mezzi, sono riusciti a cambiare qualcosa, di minuto o di imponente, che non riguarda solo sé stessi. Questo mutamento investe con la sua aura chiunque vi assista: lo spettatore ne porterà in sé una prova, imperscrutabile ma longeva. Della vita e della morte di ognuno questo resta: qualche piccolo miracolo di chiarezza, di ingenuità, di purezza, di fatica, di volontà. Se la scultura, delle forme d'arte, è quella che più si avvicina alla vita, per il suo occupare uno spazio, avere un peso e un volume, Davide Dormino e Francesco Petrone la eleggono a soggetto privilegiato della loro poetica, tanto quanto l'esistenza umana. La loro ricerca abbraccia uno stile che non abbandona quasi mai il figurativismo, ma che sente la necessità di parlare di qualcosa di più rispetto alla sola dimensione tangibile, sempre presente e manifesta. Le sculture si arrampicano e tendono verso l'alto, con la stessa volontà che le spinge invece verso le profondità sotterranee. Sono allusioni e simboli, a volte ricorrenti, di un'umanità presente, perduta e forse felicemente ritrovata». (dalla Presentazione di Chiara Guidoni)
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