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Leandro Di Donato, nato a Teramo nel 1956, ha esordito giovanissimo nel 1978, a soli ventidue anni, con Parole dei miei giorni. Un debutto precoce al quale è seguito un lungo silenzio. Ed è così che quasi trent'anni dopo, nel 2006, esce la raccolta Le strade bianche, con la prefazione di Renato Minore. Un libro, questo, che imprime la presa poetica con il sigillo della chiarezza comunicativa e il vigore della testimonianza sociale. E ancora dopo quindici anni, nel 2021, esce Il corpo del vento con all'interno poesie che abbracciano temi intimistici, che colgono l'essenza della relazione affettiva e dell'introspezione esistenzialista, e poesie che rivelano una consonanza collettiva. La denuncia del sopruso, la testimonianza del dolore, l'attenzione verso i più deboli, la salvaguardia di quel senso dell'umano che sembra essere sotto minaccia sono alcuni dei soggetti/oggetti che abitano il volto lirico dei componimenti. L'esito resta comunque una stabilità di fondo, una determinazione che nel corso del tempo ha finito per creare una coesione di sostanza volitiva e, per molti aspetti, intransigente.
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